venerdì 31 ottobre 2008

Osservazioni sugli emendamenti al disegno di legge A.S. 733 relativi ai minori stranieri e comunitari non accompagnati

"Non potrebbe più essere rilasciato, dunque, un permesso di soggiorno ai minori che, pur affidati o sottoposti a tutela, siano entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni e/o non possano dimostrare di aver partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni. Questi ragazzi, anche nei casi in cui siano iscritti a scuola o abbiano un contratto di lavoro, alla maggiore età verrebbero espulsi o resterebbero in Italia come stranieri irregolari.

L’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati dopo il compimento dei 15 anni dalla possibilità di ottenere un permesso di soggiorno alla maggiore età introdurrebbe una disparità di trattamento tra i minori stranieri presenti in Italia che non trova un ragionevole fondamento nei principi dell’ordinamento italiano, costituendo una violazione del principio di non discriminazione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione e dall’art. 2 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. "

"Gli effetti di tale modifica normativa, inoltre, sarebbero estremamente negativi, sia rispetto alla tutela dei diritti dei minori, sia rispetto agli stessi obiettivi di promozione della sicurezza che il Governo intende perseguire.
L’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni da ogni prospettiva di inserimento legale, infatti, scoraggerebbe questi ragazzi dall’emergere e dal seguire un progetto di integrazione. Se entrerà in vigore la norma proposta, questi minori avranno la consapevolezza che, anche seguendo con impegno un percorso scolastico, formativo e lavorativo e rispettando la legge, comunque alla maggiore età non potranno ottenere un permesso di soggiorno e diventeranno espellibili: saranno quindi spinti a restare nella clandestinità, fuori dal circuito di accoglienza, costretti a vivere in condizioni abitative assolutamente inadeguate (per strada, in baracche, in fabbriche abbandonate ecc.), non andranno a scuola, non avranno accesso ai servizi sanitari e sociali, e molto facilmente finiranno sfruttati nel lavoro nero, nell’accattonaggio, in attività illegali o nella prostituzione minorile.
Le conseguenze pratiche di tale disposizione porterebbero dunque a gravi violazioni dei diritti riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a tutti i minori che si trovino sul territorio italiano, indipendentemente dalla nazionalità e dalla posizione in ordine al soggiorno (art. 2 Convenzione): i diritti all’accoglienza, all’istruzione, alla salute e alla protezione dallo sfruttamento e più in generale il principio in base a cui il superiore interesse del minore deve essere una considerazione preminente in tutte le decisioni riguardanti i minori (art. 3 Convenzione).
Inoltre, tale modifica normativa avrebbe effetti molto negativi non solo rispetto alla tutela dei diritti dei minori, ma anche per la società italiana, in quanto con tutta probabilità si verificherebbe un aumento del numero di minori sfruttati o comunque impiegati in attività illegali.

In secondo luogo, i percorsi di integrazione di tutti quei minori che avranno scelto di restare comunque nelle comunità d’accoglienza e di seguire i progetti di inserimento scolastico e formativo, pur non avendo il requisito dell’ingresso da almeno 3 anni, sarebbero bruscamente interrotti alla maggiore età: ciò rappresenterebbe per lo Stato italiano un assurdo spreco delle risorse economiche ed umane investite per l’integrazione di questi minori.

Tale norma, infine, può costituire un incentivo a un’immigrazione in età sempre più precoce: se l’ingresso in Italia da almeno 3 anni sarà un requisito necessario per restare regolarmente dopo la maggiore età, molti bambini e genitori saranno probabilmente spinti ad anticipare la migrazione verso l’Italia prima dei 15 anni. Quando tale requisito fu introdotto dalla legge n. 189/02 e per un certo periodo prevalse l’interpretazione per cui i minori che erano entrati in Italia da meno di 3 anni non potevano in alcun caso ottenere un permesso di soggiorno alla maggiore età, secondo la testimonianza di numerosi operatori si assistette effettivamente a un abbassamento dell’età media di arrivo.
Questo avrebbe gravi conseguenze rispetto alla tutela dei diritti dei minori, in quanto trovarsi senza i propri genitori in un paese straniero è evidentemente causa di assai più grave pregiudizio per un bambino di meno di 15 anni che non per un ragazzo più grande.

L’obiettivo della modifica proposta sembra essere quello di scoraggiare gli ingressi di minori non accompagnati. Dai dati disponibili, tuttavia, risulta che il numero di minori non accompagnati presenti in Italia non ha subito rilevanti variazioni nell’ultimo decennio, a fronte di modifiche in senso più o meno restrittivo delle norme e delle prassi relative al rilascio del permesso ai 18 anni: tra i momenti in cui è stato sostanzialmente bloccato il rilascio del permesso di soggiorno alla maggiore età e i momenti in cui è prevalsa l’interpretazione meno restrittiva della legge, non si sono registrate significative variazioni nel numero di minori non accompagnati che arrivavano nel nostro paese1.
Dall’esperienza di questi anni è ormai chiaro che tali modifiche hanno un impatto non tanto sulla scelta se emigrare o meno in Italia, quanto sull’età della partenza e soprattutto sul percorso in Italia. Se sarà approvata la norma proposta, probabilmente non si avrà una reale riduzione del numero di minori non accompagnati che arriveranno in Italia, ma si registrerà un abbassamento dell’età media, con una più elevata proporzione di minori di età inferiore ai 15 anni tra i nuovi arrivi. E, soprattutto, si avrà un forte aumento del numero di minori che resteranno nella clandestinità, sfruttati in circuiti di marginalità e illegalità, e senza accesso a quei diritti (all’accoglienza, alla salute, all’istruzione ecc.) che la Convenzione ONU riconosce a tutti i minori.

Auspichiamo dunque che l’emendamento 18.22 non venga approvato, e che siano pienamente applicate le vigenti disposizioni di cui all’art. 32 Testo Unico n. 286/98, conformemente alla giurisprudenza in materia della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.

2) Rimpatrio assistito dei minori non accompagnati comunitari

L’emendamento 18.0.100 al disegno di legge A.S. 733 prevede l’applicazione delle disposizioni relative al rimpatrio assistito di cui all’art. 33, comma 2-bis del Testo Unico n. 286/98 ai minori non accompagnati cittadini dell’Unione europea che esercitano la prostituzione, attribuendo dunque la competenza in materia al Comitato per i minori stranieri.
Tale disposizione si pone in contrasto con quanto previsto dal Regolamento (CE) n.2201/2003 del Consiglio del 27 novembre 2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di responsabilità genitoriale, che disciplina le materie relative alla responsabilità genitoriale, inclusi il diritto di affidamento – definito come l’insieme dei “diritti e doveri concernenti la cura della persona di un minore, in particolare il diritto di intervenire nella decisione riguardo al suo luogo di residenza” – e la collocazione del minore in una famiglia affidataria o in un istituto (artt. 1 e 2). Il Regolamento detta inoltre specifiche disposizioni in materia di ritorno del minore nei casi di trasferimento illecito o mancato rientro (art. 11).
Ai sensi dell’art. 8 del Regolamento, la competenza ad adottare le decisioni in materia di responsabilità genitoriale (incluse le decisioni in materia di rientro del minore) è attribuita a un’autorità giurisdizionale. Sulla base del criterio di vicinanza, il Regolamento stabilisce che l’autorità giurisdizionale competente è in via generale quella dello Stato di residenza abituale (concetto che non viene definito dal Regolamento, ma che deve essere determinato dal giudice volta per volta nel caso concreto sulla base di elementi di fatto), fatte salve le disposizioni di cui agli articoli 9, 10 e 12.
La disposizione che attribuisce in generale la competenza sul rimpatrio dei minori non accompagnati cittadini dell’Unione europea che esercitano la prostituzione al Comitato per i minori stranieri è dunque evidentemente in contrasto con quanto previsto dal Regolamento CE n.2201/2003 in quanto, nei casi in cui lo Stato di residenza abituale del minore sia un altro Stato appartenente all’Unione Europea, la competenza sarà in via generale (con le eccezioni previste dal Regolamento stesso) dell’autorità giurisdizionale di tale Stato e non dell’Italia: ad esempio, nel caso di un minore che risulti abitualmente residente in Romania, sarà l’autorità giurisdizionale rumena a dover decidere sull’eventuale rientro dello stesso.
Posto che il Regolamento, in quanto normativa comunitaria, non può essere derogato dalla legislazione ordinaria, la disposizione in oggetto deve ritenersi illegittima.
Auspichiamo dunque che l’emendamento 18.0.100 non venga approvato, e che si dia piena applicazione al Regolamento (CE) n.2201/2003"

domenica 19 ottobre 2008

CORPI DI CONFINE Questo è l'inizio del post. E questo è il resto.




da corpidiconfine.splinder.com



"Cari amici,
i due mediatori culturali di area afghano-islamica-mediorientale-minori del Comune di Venezia sono rientrati ieri da una spedizione a Patrasso.
Il progetto auofinanziato e realizzato per volenterosa inizativa personale, ha dato assolutamente buoni frutti.
Abbiamo realizzato numerose interviste con la videocamera professionale HD che potranno essere montate e tradotte-sottotitolate per ricavarne materiale formativo per scuole, centri, comunità, comuni, associazioni.
Data l'esperienza dei mesi scorsi trascorsi a mediare preconcetti imbarazzanti, pretese assurde, codici strampalati di relazione, abbiamo pensato potesse essere utile andare a recuperare alcune informazioni direttamente alla fonte."
"A questo proposito ricordiamo che molto materiale era stato raccolto nella nostra scorsa spedizione in Iran, con 5 mesi di rilievi ed interviste tra i sobborghi delle principali città iraniane afflitte dalla piaga della emigrazione clandestina, delle seconde generazioni senza diritti di cittadinanza, degli afghani integrati e politicamente attivi per il riconoscimento dei diritti umani.
L'Iran e Patrasso (Grecia) rappresentano dunque due importanti stazioni di transito della migrazione afghana, migrazione che parla ufficilamente e a grandi lettere di "rifugiati" già dal 1978-79 con l'invasione sovietica. L'Eco europea e Italiana è relativamente recente rispetto all'sperienza migratoria di un popolo che si può definire realmente in diaspora, disperso già negli altri Continenti prima ancora che in Europa. L'Europa come risponde? Con la Convenzione Dublino per evitare "l'asilum shopping", entrando in diretto contrasto con le pratiche di sopravvivenza del network internazionale afghano sviluppato nei secoli scorsi (vedi al riguardo gli studi dell'antropologo Alessandro Monsutti); con l'ennesimo inserimento in "campi" di seconde generazioni che dai campi (campi profughi del Pakistan soprattutto) erano uscite fuggendo in Iran; con una gestione omogenea di una tipologia di migrante oltremodo complessa e specifica, che include giovani, molti minori, di diversa provenienza e di diversa estrazione sociale, con attese, capacità e prospettive di inserimento molto differenti e una storia d'asilo che pesa, in diversi modo, su ogni singolo caso.
La rabbia, la sfiducia, la tendenza all'assistenzialismo, le altissime aspettative che abbiamo incontrato in questi mesi hanno a mio parere una radice più profonda e radicata di quel che può sembrare e per affrontarle non basta valutare una singola situazione o un singolo Paese. le informazioni circolano all'interno della rete anche troppo velocemente, e nel caso si tratti di malinformazione i danni visibili non sono più di quelli non immediatamente osservabili.
Questi i motivi per cui abbiamo scelto di andare a Patrasso, la prima faccia dell'Europa e l'isola del non ritorno per molti "Dublini" Europei.

Gli obiettivi di questo viaggio erano principalmente:

* verificare la conoscenza di normative, diritti e doveri riguardo la richiesta d'asilo e la "minore età" alla prima tappa di ingresso in Europa.
* verificare la situazione al porto di Patrasso ormai tristemente leggendario per violazione dei diritti umani ecc...
* verificare la situazione al campo "profughi", nascita, storia, relazioni con le autorità, dinamiche interne, situazione igienico-sanitaria, motivi di tensione, sviluppi
* intervistare i ragazzi riguardo le loro pratiche d'asilo aperte in Grecia
* verificare la situazione dei ragazzi dichiarati Dublino dopo un soggiorno in Italia e di cui, si dice, le pratiche siano bloccate nello Stato Membro che dovrebbe esserne competente (per il 90% di loro la Grecia, appunto)
* intervistare i ragazzi riguardo le aspettative, il sogno europeo e la leggendaria eco del network europeo afghano tra miti di sussidi, eldorado e documenti nei vari Paesi d'Europa.
* sondare le diverse situazioni di partenza, i Paesi di provenienza, il grado di istruzione, le classi sociali presenti.
* verificare il numero di minori presenti al campo (campo non inteso come lo intendiamo noi ovviamente! il che equivale a dire "minori in strada")
* intervistare i ragazzi riguardo le "tratte", i costi ei rischi della traversata da Afghanistan a Europa.


Un primo report, soprattutto fotografico di questo viaggio lo potrete trovare all'indirizzo seguente:

http://corpidiconfine.splinder.com/?from=4

dalla pagina 5 in poi a ritroso verso la prima pagina del blog. nei prossimi giorni inserirò altri aggiornamenti, quindi scorrendo le pagine avanti e indietro potrete ricostruire testimonianze dal porto di Patrasso, da Atene, dal campo... con piccoli brani di interviste tradotte al volo per il blog.

Spero di sertirvi presto, e aspetto come sempre vostri commenti, domande, esperienze... sia in diretta sul blog, sia alla mia e-mail personale.

Un caro saluto a tutti!

Francesca Grisot

Mediatore Culturale
Dr.ssa in Lingue e Culture dell'Eurasia e del Mediterraneo
e in Studi Antropologico Linguistici dell'Eurasia e del Mediterraneo
specializzata in Cultura Islamica e Lingua Farsi"

venerdì 17 ottobre 2008